Antefatto: L’anziano padre della signora si è suicidato. Nino Valente (Ninuzzo), il nipote dotato di facoltà extrasensoriali che gli consentono di entrare in contatto con coloro che sono morti in maniera violenta e ancora non vogliono abbandonare del tutto la vita terrena perché hanno qualcosa di rivelare, è andato a trovarlo e ha rivissuto con lui i minuti che hanno preceduto la fine. Nonno Santino, dopo avergli rivelato i motivi che lo hanno indotto al suicidio, lo prega di dire ai suoi genitori di non sprecare soldi per i fiori del funerale perché “tanto, una vota ca giranu l’occhi, quei latri delle pompe funebri tutti se li vengono a pigghiare” né per la bara e neanche per il loculo “picchì, una vota che sono morto, niente mi interessa della bara bella o del loculo altolocato. In terra va benissimo.”
L’episodio è narrato integralmente nel XIV° capitolo del mio romanzo “Chi uccide a Borghetto?” pubblicato dalla casa editrice EEE Edizioni Tripla E.
Tornato a casa, Nino riferisce ai genitori le volontà del nonno. Il dialogo che segue lo propongo in esclusiva perché non è riportato nel romanzo.
«Sia fatta la sua volontà!» esclamò la mamma, levando gli occhi al cielo.
La volontà di Santino, invece, non fu fatta.
La sera, quando si ritirarono nella loro camera, Nino sentì i suoi che discutevano.
«Michele» diceva la mamma «hai sentito che dissi papà? Non vuole fiori e mancu la vara di lusso e mancu il loculo. ‘Nterra vuole essere seppellito. Dobbiamo rispettare la sua volontà!»
«Certo!» rispose il padre e spense la luce.
Dopo cinque minuti la luce si riaccese.
«Michele?»
«Eh?»
«Sì, però» riprese la madre, «comu si fa. Ma ci pensi che dirà la gente? “L’hanno fatto andare come un puvireddu a du cristianu, senza mancu un fiore e l’hanno seppellito ‘nterra, come un cane; eppure aveva a so bedda pensione.” Così diranno. No, no, non ne parliamo proprio! I fiori ci vogliono e pure la bara; non dico proprio di lusso ma una bella bara sì e poi, a terra come un cane? No, non se ne parla proprio; il loculo a muro ci vuole!»
«Angelì, ragione hai!» asserì il padre con voce sonnacchiosa. «Ora potiamo dormire?» e spense la luce.
Dopo cinque minuti la luce si riaccese.
«Michele?»
« Ehh?»
«Però, stavo pensando: e se mio padre da lassopra vede che non abbiamo rispettato le sue ultime volontà, chi può diri? No, no, dobbiamo fare come ha detto lui!»
«Ragione hai Angelì!»
«Michele, ma parla, dimmi qualche cosa, dammi un consiglio, invece di darmi sempre ragione! Ti dico bianco e tu mi rispondi che ho ragione, ti dico nero e lo stesso, ma che aiuto mi dai?»
«Angelì, ma se fai ragionamenti sensati, che ti posso dare torto? Giusto è quello che hai detto ora. Come si fa a trasgredire le ultime volontà di una persona? Ora potiamo dormire?» e spense la luce.
Passarono cinque minuti, ne passarono dieci e la luce non si riaccese; così Nino pensò che la discussione fosse definitivamente conclusa e stava per appisolarsi, quando la luce si riaccese.
«Michele?»
«Ehhhhh?»
«Sai che ho pensato? Mio patre, per essere arrivato a fare quello che ha fatto, la testa a posto non ce la doveva avere più tanto. È vero?»
«Vero è. E allora?»
«Ma come allora? Ma chi fa dormi? Allora la faccenda è risolta! Che scrivono i notai nei testamenti?»
«Che scrivono, Angelì?»
«Scrivono: “nel pieno possesso delle sue facoltà mentali”».
«E allora, che significa?»
«Ma comu che significa? Allora veramente stai dormendo! Significa che, se uno non è nel pieno possesso, il testamento non è valido e quello che c’è scritto non serve a niente.»
«Vero è! Angelì, un genio sei!»
«Grazie Michè. Ora potiamo dormire!»
La luce non si riaccese più.
Bara di prima classe, corona di fiori costata una fortuna, loculo a muro, al terzo piano, l’ultimo, quello che costava di più perché era più arioso. Questo fu il funerale di nonno Santino.
Immagine tratta dal sito https://www.gifanimate.com
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